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Ad alcuni potrà sembrare incredibile, ma anche Galileo Galilei fu un antesignano del naturismo, come risulta chiaramente dal suo capitolo bernesco "Contro il portar la toga".

Intorno al 1590 il ventiseienne Galileo Galilei, professore di matematica presso l’università di Pisa, compone un gustoso poemetto di 300 versi, che circola manoscritto per il divertimento degli amici, ma che contribuisce di certo ad alienargli le simpatie dei sussiegosi e bigotti colleghi accademici. Si tratta del componimento Contro il portar la toga, scritto, in terzine di endecasillabi nello stile satirico del Berni, per contestare l’obbligo di recente imposto ai professori di indossare la veste anche al di fuori delle situazioni accademiche.


da "CONTRO IL PORTAR LA TOGA"
di Galileo Galilei (1590)

Io piglio un male a null'altro secondo,
Un mal che sia cagion degli altri mali,
Il maggior male che si trovi nel mondo;
Il quale ognun che vede senz'occhiali
Che sia l'andar vestito, tien per certo:
Questo lo sanno in sino gli animali,
Che vivono spogliati e allo scoperto;
E sia pur l'aria calda o'l tempo crudo,
Non istan mai vestiti o al coperto.
Volgo poi l'argomento e ti conchiudo,
E ti fo confessare a tuo dispetto,
Che'l sommo ben sarebbe andare ignudo.

E perché vegghi che quel ch'io ho detto
E' chiaro e certo e sta com'io lo dico,
Al senso e alla ragion te ne rimetto.
Volgiti a quel felice tempo antico,
Privo d'ogni malizia e d'ogni inganno,
Ch'ebbe sì la natura e'l cielo amico;
E troverai che tutto quanto l'anno
Andava nud'ognun, picciol e grande,
Come dicon i libri che lo sanno.
Non ch'altro, e non portavon le mutande,
Ma quant'era in altrui di buono o bello
Stava scoperto da tutte le bande.

Un'altra cosa mi fa strabiliare,
E sto per dirti quasi ch'io c'impazzo,
Né so trovar com'ella possa stare:
Ed è, che se qualcun per suo sollazzo,
Sendo 'ngegnoso e alto di cervello,
Talor va ignudo, e' dicon ch'egli è pazzo:
I ragazzi gli gridan: Véllo, véllo;
Chi gli fa pulce secche e chi lo morde,
Traggongli sassi e fannogli il bordello;
Altri lo vuol legar con delle corde,
Come se l'uomo fusse una vitella:
Guarda se le persone son balorde!

E se tu credi che questa sia bella,
E' bisogna che 'n cielo, al parer mio,
Regni qualche pianeto o qualche stella.
Però se vuol così Domenedio,
Che finalmente può far ciò che vuole,
Io son contento andar vestito anch'io,
E non ci starò a far altre parole:
Andommen anch'io dietro a questa voga;
Ma Dio sa lui, se me n'incresce e duole!

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